L’attenzione del Governo per l’Università: possiamo stare tranquilli?

Un articolo di Giorgio Viesti [da ROARS]:

Le politiche per l’università hanno di recente ricevuto una certa attenzione da parte del Governo come testimoniano alcuni interventi previsti dalla Legge di Stabilità (l’aumento dei fondi per le borse di studio; il piano straordinario “ordinari”; il reclutamento di nuovi ricercatori; le “cattedre Natta”); gli annunci del nuovo Piano Nazionale della Ricerca e dello Human Technopole. Analizziamo questi iniziative in dettaglio, prima di svolgere qualche considerazione d’insieme.

La legge di stabilità all’art. 1 comma 254 prevede un aumento del fondo per le borse di studio di 54.750.000 euro per il 2016 e di 4.750.000 euro a decorrere dal 2017 (con un importante aumento, frutto dei lavori parlamentari, rispetto alla proposta governativa iniziale di 5 milioni per il 2016); al comma 206 prevede lo stanziamento di 6 milioni (2016) e 10 milioni (2017) per un piano straordinario per la chiamata di professori di prima fascia; al comma 247, 47 milioni (2016) e 50 milioni (dal 2017) per il reclutamento di 861 nuovi ricercatori (RTD-B). Si tratta di misure che vanno nella giusta direzione, e cercano di sanare alcune rilevanti conseguenze negative del fortissimo definanziamento dell’università degli ultimi sette anni. Tale definanziamento è documentato in dettaglio nel volume “Università in declino” (Donzelli), da cui sono tratti i dati che seguono, se non diversamente specificato.

Si può tuttavia discutere dell’intensità di queste misure. L’Italia ha 141mila borsisti (2012-13) contro i 300mila della Spagna, i 440mila della Germania e i 630mila della Francia; inoltre, nel Mezzogiorno, la situazione è pessima:  la quota  di beneficiari di borsa di studio è più bassa della media nazionale, pur essendo il reddito delle famiglie inferiore. Per valutare quanto siano rilevanti i 50 milioni (peraltro stanziati per un solo anno per l’intero paese), si può ricordare che sarebbero necessari 127 milioni ogni anno solo per erogare le borse a quegli  studenti del Mezzogiorno che pur avendo i requisiti non  le ricevono per carenza di fondi.

Ragionamenti simili si possono fare sulle chiamate di prima fascia. A fine novembre 2015 risultavano “chiamati” in ruolo da ordinario pochissimi  abilitati alla prima fascia della docenza nel il 3,3%  nel Mezzogiorno, l’1,8% al Centro e il 4,3% al Nord (a fronte del 40% degli abilitati alla seconda fascia già “chiamati”, ma con percentuali molto maggiori al Nord rispetto al Centro-Sud). Lo stesso vale per i ricercatori. Per quanto il Programma Nazionale di Riforma (allegato al DEF) sottolinei che lo stanziamento porterà il numero di RTD-B “dagli attuali 700 a più di 1500”, una ricostruzione dell’Unione degli Studenti permette di verificare che esso comporterà un incremento di circa l’1,8% del personale docente (che si è invece ridotto di circa un quinto a partire dal 2008) e un recupero dell’11% circa della riduzione di personale avvenuta a partire dal 2010.

Sarebbe stato possibile stanziare più risorse? Per rispondere occorrerebbe riferirsi alle complessive politiche di spesa e tassazione. Ma un riferimento più puntuale è possibile: con la stessa legge di stabilità per il cosiddetto “bonus cultura” sono stati stanziati 290 milioni per il 2016 a favore dei circa 570.000 italiani che compiono 18 anni, inclusi quelli provenienti dalle famiglie più agiate. Una semplice riconsiderazione di questa misura, o quanto meno una sua rimodulazione in senso meno regressivo, avrebbe potuto liberare risorse significative.

Assai diverso è il caso delle cosiddette “cattedre Natta” (38 milioni per il 2016 e 75 dal 2017) che  introducono un’assoluta novità: una procedura di reclutamento parallela e straordinaria. E’ atteso a breve il provvedimento attuativo, che si preannuncia di grande rilevanza e consentirà valutazioni più complete. Tuttavia sono già emerse significative preoccupazioni, che attengono a questioni di fondo. Appare ad esempio condivisibile ciò che paventa Giliberto Capano : “questo inventarsi procedure parallele ha una serie di effetti negativi (…), tra cui merita ricordare: una ulteriore delegittimazione del sistema universitario; la creazione di disparità inaccettabili tra individui con professionalità comparabili; (…) il rafforzamento di alcune sedi universitarie come prodotto di scelte personali”. E’ bene ricordare che i docenti così reclutati potranno, dopo una prima fase, muoversi liberamente fra le sedi (art. 1 comma 211 della Stabilità): è ragionevole pensare che l’assoluta maggioranza preferirà operare nei contesti più dotati, da ogni punto di vista, di risorse.

Infine, dal Programma Nazionale di Riforma (pag. 84) apprendiamo che “sta per essere varato” il Piano Nazionale di Ricerca 2015-2020: ciò consiglia di rinviare anche qui più estesi commenti alla lettura del testo. Tuttavia viene chiarito che esso dispone dei 2,5 miliardi cui faceva riferimento con grande enfasi il Presidente del Consiglio nel suo intervento pubblicato su “La Repubblica” del 26 marzo scorso. Si precisa che essi “provengono per 1,9 miliardi dai fondi che finanziano la ricerca (compresa la linea finanziaria PON)”, quindi da risorse già disponibili; e “per 500 milioni dal Fondo Sviluppo e Coesione” (FSC): questi ultime sono verosimilmente le “risorse aggiuntive” cui faceva riferimento Renzi.

Lo stanziamento complessivo del Fondo Sviluppo e Coesione è però già avvenuto nel 2012: quindi si tratta, più precisamente, della programmazione attuativa di risorse già disponibili. Va ricordato che la “linea finanziaria PON” ammonta a 1.286 milioni, ma è destinata esclusivamente al Mezzogiorno; inoltre, per legge,  i 500 milioni FSC vanno allocati per l’80% al Mezzogiorno. Ipotizzando allocazioni rispettose della legge (e un riparto nella misura di 2/3 al Centro-Nord e 1/3 al Mezzogiorno delle risorse senza destinazione territoriale vincolata), si può stimare che il PNR è basato per l’intero Centro-Nord solo su circa 400 milioni di risorse già disponibili e su 100 milioni di risorse FSC per un triennio. A meno che, naturalmente, non si vogliano infrangere destinazioni previste da intese con l’Unione Europea e da leggi dello Stato, come d’altra parte avvenuto con le prime allocazioni del FSC operate dal Governo.

Va infine ricordata la decisione del Presidente del Consiglio  di stanziare 1,5 miliardi in dieci anni a favore dell’Istituto Italiano di Tecnologia, per la realizzazione del cosiddetto Human Technopole sull’area ex Expo a Milano. Sul piano quantitativo, tale cifra va comparata con la disponibilità di meno di 100 milioni in un triennio per la ricerca nelle università (PRIN): disponibilità che dovrebbe permettere di finanziare all’incirca il 2% di tutti i progetti presentati. Sul piano procedurale e di merito, sorprende e dispiace la decisione di allocare discrezionalmente tali risorse ad una singola istituzione, che provvederà, a sua volta su base discrezionale, alla selezione dei ricercatori (è circolata la cifra di mille) e dei gruppi di ricerca da coinvolgere nel progetto. Vale ricordare la vivacissima polemica che, a questo riguardo,  è stata sollevata, fra gli altri, dalla senatrice a vita Elena Cattaneo (ad esempio in un documentato articolo apparso su La Repubblica del 25 febbraio scorso.

Alcuni commenti d’insieme. In linea generale sembra emergere da parte della Presidenza del Consiglio (da cui proviene la grande maggioranza delle scelte) un’impostazione volta a concentrare attenzione e risorse su interventi di carattere straordinario e parallelo rispetto al funzionamento ordinario del sistema dell’università. Nell’assenza di qualsiasi iniziativa di riflessione politica (delle iniziative del Partito Democratico sulla cosiddetta “buona università” si sono perse le tracce), sembra prevalere un atteggiamento ispirato da convinzioni simili a quelle espresse di recente sul Menabò da uno dei consiglieri economici di Renzi, Luigi Marattin, il quale, pur precisando di intervenire a titolo personale, procedeva dalla considerazione che “l’università italiana – pur con meritorie eccezioni – sia stata affossata da decenni di potere baronale”, riecheggiando così alcuni dei più diffusi pregiudizi che hanno avuto nel tempo ampia circolazione e teorizzando la necessità di un aggiramento o di un superamento degli assetti attuali. Da questo punto di vista sarà fondamentale il modo in cui si darà attuazione alla norma sulle cosiddette “cattedre Natta”. Il disinteresse per le procedure ordinarie sembra presente anche in quello che può essere considerato l’ultimo capitolo (per ora) della vera e propria “saga” dei criteri e degli indicatori utilizzati per allocare le risorse fra i diversi atenei. Nel decreto che stabilisce la ripartizione dei nuovi ricercatori una parte di essi (20%) è destinata in numero fisso (2) per ogni ateneo. Come è stato notato   si viene così a  configurare un nuovo, bizzarro, criterio di “merito”: la (piccola) dimensione.

Infine è molto importante segnalare che le misure del governo continuano a favorire una biforcazione su base territoriale del sistema universitario italiano, a parità di risorse, esse  favoriscono nettamente le università collocate “al cuore del Nord”, a danno di quelle della periferia del Nord, e del Centro-Sud. Ne è prova la decisione sullo Human Technopole, che avrà un fortissimo effetto attrattivo di ricercatori verso l’area milanese. Rischia di produrre un effetto altrettanto forte la decisione relativa alle “cattedre Natta”: apprendiamo da dichiarazioni rilasciate dal Sottosegretario Nannicini al Sole 24 Ore (2 aprile) che “è certo che una certa aggregazione lì dove c’è più eccellenza ci sarà”; aggregazione che potrà con il tempo rafforzarsi, in base alle libere scelte dei vincitori. Infine va ricordato come il Governo abbia proposto, e il Parlamento accettato, che l’allocazione dei nuovi ricercatori fra gli atenei fosse effettuata “tenendo conto dei risultati della VQR” (alla fine questo criterio si è attribuito un peso molto alto, l’80%, sul totale). Utilizzare nella primavera 2016 i dati relativi alla VQR 2004-10, ampiamente noti da tempo, significa perseverare nell’allocazione discrezionale di risorse da parte del “Principe”, come si è già ricordato sul Menabò.

La dimensione territoriale delle politiche dell’università e della ricerca dovrebbe attentamente bilanciare i vantaggi dell’agglomerazione e della concentrazione delle attività nelle aree più forti e di ciò beneficerebbe il  sistema nel suo complesso. Ciò non avviene; nonostante non ci sia evidenza che un sistema più concentrato ha, specie nel lungo periodo, effetti positivi sullo sviluppo del paese. Il timore è, invece, che la Presidenza del Consiglio voglia seguire, come indirizzo generale, una politica estremamente selettiva sul piano territoriale, con conseguenze rilevanti e cumulative per le aree escluse (principalmente il Centro-Sud) ed in particolare per i gruppi di ricerca di maggiore qualità al loro interno che, lungi dall’essere “premiati” e valorizzati, rischiano, con il tempo, di deperire.




Human Technopole: IIT ha «540 milioni in conti bancari e investimenti». Dare ancora soldi è intelligente?

Più investimenti che ricerca, l’IIT ha 500 milioni di troppo è  il titolo di una documentatissima inchiesta di Laura Margottini apparsa il 24 aprile sul Fattto Quotidiano, che getta luce sui fondi accantonati dall’Istituto Italiano di Tecnologia.  Con tanto di cifre, banche  e tipo di investimenti. «Resta da chiarire se il ruolo che alcuni membri del Consiglio direttivo di IIT hanno nel Cda e gruppi finanziari influisca sulle scelte dell’Istituto» scrive  la Margottini,  mettendo a disposizione dei lettori i nomi e le provenienze di chi siede nel consiglio direttivo dell’istituto genovese.  Sempre a proposito di IIT-HT, “Nella palude della politica” si intitola l’intervento sul Sole 24 Ore di Gilberto Corbellini, che scrive:  «dare soldi con modalità politico-verticistiche non genera strutture efficienti e internazionalmente competitive», concludendo che «perseverare nell’errore dando ancora più soldi a IIT forse non è intelligente». E un po’ perplessi sono anche 93 scienziati italiani dell’European Molecular Biology Organization (“un’accademia elettiva che comprende oltre 1700 scienziati tra cui 84 premi Nobel”) che scrivono a Matteo Renzi una lettera intitolataHuman Technopole ed il futuro della ricerca italiana“, sottolineando che è «necessario garantire che l’iniziativa Human Technopole si sviluppi con una rigorosa metodologia di selezione di tutti gli scienziati che vi afferiranno attraverso bandi aperti e giudicati da commissioni internazionali».




Boicottaggio VQR oscurato dal Sole 24 Ore. Ma c’è Roars da Radio Londra

Un articolo (lungo, ma completo) sulla situazione finale della VQR che comprende anche un commento a quanto riportato dal Sole 24ore.




Il Coordinamento dell’Ateneo fiorentino su Repubblica

Segnalo l’articolo del Coordinamento di Ateneo apparso su Repubblica.it




L’ANVUR ha comunicato l’esito della riapertura della VQR dal 4 al 15 aprile 2016

La media nazionale degli astenuti  è scesa poco, dall’8% solo al 6,2%, per cui si possono fare le stesse considerazioni già fatte in occasione della chiusura del 30 marzo, ossia divari notevolissimi da sede a sede, non rispondenti ai valori reali degli Atenei: la VQR risulta ancora molto poco significativa. Trovate i dati QUI




«Tutti Straordinari!», ovvero l’ennesimo regalo del Ministro alle Telematiche

Ecco il testo del DM 168 18 marzo 2016 e un commento allo stesso di G. Borta




Osservazioni personali! e una domanda….

Non so proprio se qualcuno leggerà queste “osservazioni personali” , ma sarei comunque lieto di ricevere commenti a proposito!

Una fra le domande che mi pongo è “Come è possibile che oggi con i tanti mezzi di informazione a disposizione, uno studente (maggiorenne) sembri non sapere a quale corso di laurea è iscritto e di conseguenza quale titolo ottiene all’atto della discussione dell’elaborato finale (per le triennali) o della tesi (lauree magistrali)? Come può indicare un CdS errato e un anno accademico di laurea errato? Le date delle sessioni di esame di laurea sono riportate con grande anticipo sia nella Guida dello studente che nei vari siti www. Orbene, in questo periodo (aprile 2016) siamo vicini all’ultima sessione di laurea dell’a.a. 2014-15 e ciò fa sì che se uno studente non si laurea in questa sessione, ma passa a giugno 2016 dovrà reimmatricolarsi e quindi pagare nuovamente le tasse. Credo che ciò sia noto alla grande maggioranza degli studenti…ciònonostante se andiamo a leggere i frontespizi delle nostre tesi troveremo delle sorprese (come del resto anche nelle altre sessioni). A questo punto, tralasciando gli studenti, viene da chiedersi se il relatore della tesi ha dato un occhio al frontespizio che un tempo doveva anche firmare…..(ciò vale in seconda battuta ovviamente anche per i correlatori e eventuali altre figure).

Il processo di informatizzazione è benvenuto, ma solo se effettuato correttamente e con software appropriati; al momento sembra aver apportato più danni che vantaggi (vedasi la possibilità di correzioni o controllo preventivo). La scomparsa dei servizi di segreteria studenti (che svolgevano un ruolo fondamentale) è così risultata, almeno al momento, non un passo avanti (possibile), ma un grave danno per tutti (studenti, docenti, istituzione)!

Potrei continuare sottoponendovi una ormai annosa situazione relativa alla verbalizzazione degli esami (sapete vero che potete generare il verbale di esame di uno studente ‘respinto’ solo se lo studente accetta di essere stato respinto?). Vien da chiedersi perché allora non si autovalutano o si fanno l’esame da soli! Ma questo è un altro problema…..

sc

Domanda ai Colleghi: noi qui a Firenze abbiamo un numero (a mio parere esagerato) di sessioni di esame (ovviamente ognuna con un minimo di due appelli). E’ mai possibile che uno studente si possa presentare n-volte a un esame?? Come si può impedire che ciò avvenga e che il docente venga preso per stanchezza?




«Ma, Gaetano, è una cosa normale?»: dov’è la presa di posizione CRUI su riapertura VQR promessa da Manfredi?

«Comunque su questo prenderemo una posizioneaveva dichiarato il Presidente della CRUI Gaetano Manfredi riferendosi alla riapertura della VQR da parte dell’ANVURperché, se non c’è un chiarimento, non vedo che cosa sia cambiato rispetto a prima». Era il 31 marzo e sono trascorsi 9 giorni, circa due terzi della “finestra” di riapertura che scade il 15 aprile. Eppure, dell’annunciata presa di posizione non c’è traccia sul sito della CRUI o altrove. LEGGI l’articolo (prendendolo con spirito….)




Raccomandazione CUN a proposito dei Ricercatori a tempo determinato tipo B

Raccomandazione del CUN a proposito dei Ricercatori a tempo determinato tipo B.

Prot. n. 5893 dell’8/3/2016                                                                           All’On.Sig.ra Ministra

Sen. Prof. Stefania Giannini

Sede

       Oggetto: Raccomandazione, «In merito alle disposizioni dedicate ai Ricercatori a Tempo Determinato, tipologia b), dalla l. 25 febbraio 2016, n. 21, ‘Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2015, n. 210, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative’

                                                                 Adunanza del 2 marzo 2016

                                             IL CONSIGLIO UNIVERSITARIO NAZIONALE

Viste le disposizioni dedicate dalla l. 25 febbraio 2016, n.21 ai contratti di ricercatore a tempo determinato della tipologia di cui all’art.24, comma 3, lettera b) della l. 30 dicembre 2010, n.240 e, in particolare, l’art.1, comma 10-octies, ove si prevede:

  1. a) che «le Università sono autorizzate a prorogare fino al 31 dicembre 2016, con risorse a carico del proprio bilancio e previo parere favorevole del dipartimento di afferenza, i contratti di ricercatore a tempo determinato, della tipologia di cui all’art.24, comma 3, lettera b), della l. 30 dicembre 2010, n.240, in scadenza prima della medesima data, i cui titolari non hanno partecipato all’abilitazione scientifica nazionale delle tornate 2012 o 2013»;
  2. b) l’inclusione dei contratti di cui all’articolo 22 della l. n.240/2010 tra i titoli validi, ai fini dell’ammissione alle procedure di selezione dei titolari dei contratti di ricercatore a tempo determinato della tipologia b);

Viste la Raccomandazione adottata da questo Consesso, nell’Adunanza del 26 marzo 2014, in merito all’ammissibilità degli abilitati ai concorsi per contratti di ricercatore a tempo determinato della tipologia b); la Mozione approvata nell’Adunanza del 28 gennaio 2015 sui vincoli di accesso alle posizioni di RTD di tipo b) e altresì la Raccomandazione, deliberata dal Consiglio nell’Adunanza del 10 giugno 2015, in ordine al mantenimento ai ricercatori titolari di contratti ai sensi dell’art.24, comma 3, lett.b) della l. 30 dicembre 2010, n. 240 dei diritti loro riconosciuti dalle vigenti disposizioni di legge;

                                                                                      Rileva

Che l’esclusione dalla proroga di coloro che hanno partecipato all’Abilitazione Scientifica Nazionale delle tornate 2012 e 2013 senza conseguire l’Abilitazione risulta incoerente con l’attuale normativa.

Di fatto, a seguito delle modifiche apportate all’art.16 della l. n. 240/2010 dal decreto-legge 24 giugno 2014, n.90 convertito, con modificazioni, dalla l. 11 agosto 2014, n. 114, la partecipazione alle procedure per l’attribuzione dell’Abilitazione Scientifica Nazionale è consentita anche a quanti abbiano partecipato alle tornate 2012 e 2013 senza conseguire l’abilitazione.

Pertanto, la proroga dei contratti di ricercatore a tempo determinato di tipologia b), che intende porre rimedio agli effetti distorsivi determinati dal mancato espletamento dell’ASN nel biennio 2014-2015, vedrebbe vanificati i suoi effetti a causa dell’esclusione per legge di chi avrebbe avuto titolo a partecipare all’ASN se quelle tornate si fossero svolte.

Tutto ciò premesso, pur valutando positivamente la misura volta a rimuovere la discriminazione fra diverse tipologie di contratti di assegno di ricerca (art. 22 l. n. 240/2010 e art. 51, comma 6, l. 27 dicembre 1997, n. 449)

IL CONSIGLIO UNIVERSITARIO NAZIONALE

raccomanda

Che la possibilità di proroga fino al 31 dicembre 2016 dei contratti di ricercatore a tempo determinato di tipologia b) sia garantita a tutti coloro che non hanno a oggi conseguito l’Abilitazione Scientifica Nazionale;

Che la possibilità di partecipare ai bandi per i suddetti contratti sia estesa a tutti gli studiosi in possesso dell’Abilitazione Scientifica Nazionale nel relativo settore concorsuale.

IL PRESIDENTE

(Andrea Lenzi)




IIT-Technopole: “Rumors”, code in stile sovietico e “aiutini” del Governo

Ecco il testo di un messaggio che Giancarlo Gioda ha inviato alla lista PD (Politecnico Docenti) del Politecnico di Milano, con alcune scherzose. ma non troppo,  considerazioni sulla vicenda IIT-Human Technopole e i suoi riflessi locali.

Cari PD,

L’articolo, che allego, del Sole 24 Ore è firmato niente popò di meno che da “Istituto Italiano di Tecnologia”.Esso articolo non spiega il motivo che ha spinto il Governo ad incaricare proprio Iit di mettere su il Centro di ricerca detto Human Technopole (ex-Expo). In compenso osserva che non si può valutare quella decisione sulla base di  “rumors“, che’ “dicerie” suonerebbe insopportabilmente provinciale. In sintesi, sostiene l’articolo – Prima di dire fesserie deve informarsi, caro lei! –

Già, ma dove s’ha da informare un disgraziato visto che di Human Technopole si sa poco o nulla? Nulla o poco, ovviamente, a parte la “petolosa” presentazione pubblica del Centro elargitaci dall’infaticabile primo Ministro ed il convinto sostegno giunto, a stretto giro di posta, dal nostro Rettore [del Politecnico di Milano, NdR].

L’articolo ci dice che il Progetto scientifico del Centro è stato presentato a fine febbraio u.s. e che è stato steso da Iit e dalle università coinvolte, tra le quali il Poli. Ora, mi sono detto, per fare il progetto di un Centro di ricerca occorrono dei ricercatori che prima lo discutano e poi lo scrivano. Quindi, siccome il Centro riguarda anche il Poli, è ovvio che una bella fetta di Polidocenti [docenti del Politecnico di Milano, NdR] avrà partecipato alla faccenda.

Ho chiesto in giro.

Già, ma dove s’ha da informare un disgraziato visto che di Human Technopole si sa poco o nulla? Nulla o poco, ovviamente, a parte la “petolosa” presentazione pubblica del Centro elargitaci dall’infaticabile primo Ministro ed il convinto sostegno giunto, a stretto giro di posta, dal nostro Rettore [del Politecnico di Milano, NdR].

L’articolo ci dice che il Progetto scientifico del Centro è stato presentato a fine febbraio u.s. e che è stato steso da Iit e dalle università coinvolte, tra le quali il Poli. Ora, mi sono detto, per fare il progetto di un Centro di ricerca occorrono dei ricercatori che prima lo discutano e poi lo scrivano. Quindi, siccome il Centro riguarda anche il Poli, è ovvio che una bella fetta di Polidocenti [docenti del Politecnico di Milano, NdR] avrà partecipato alla faccenda.

Ho chiesto in giro.

Le risposte sono state vaghe – come  dire? – più o meno degli altri rumors. Appare che l’idea di Human Technopole sia venuta al primo Ministro per finanziare Iit il quale, in base al suo decreto istitutivo, ora deve trovarsi i baiocchi di per conto suo. Siccome non ci riesce, ecco che arriva l’aiutino del Governo. D’altra parte, un Centro voluto da raffinati politici come Tremonti (quello che la cultura non si mangia) mica poteva essere rottamato dal supremo Rottamatore (quello che stai sereno). Sembra ci siano state poche riunioni a Genova, sede di Iit, molto affollate e poco concludenti.

– La cosa – mi hanno detto – ricorda un comportamento tipico nei Paesi dell’Est prima che l’URSS si disfacesse. Quando la gente vedeva una coda, s’accodava a prescindere, senza avere idea del perché: se tutti stanno in coda, si vede che quando si arriva alla fine c’è qualcosa da rimediare. – Questo sembra essere lo scientifico spirito propulsore del futuro centro d’eccellenza Iit-Expo ma si tratta di un rumor, ovviamente. Non sono riuscito a percepire, invece, alcun rumor sul contenuto del Progetto che, a nome del Poli, il Rettore ha presentato ai vari Ministeri. Mi hanno ricordato che, parecchio tempo addietro, quando si palesarono le prime avvisaglie di Human Technopole, il nostro Rettore osservò pubblicamente come fosse assurda una simile iniziativa senza rivedere tutto l’assetto urbanistico delle Università Milanesi.

Ora non ne parla più, di rivedere l’assetto intendo, e sembra si sia messo in coda pure lui. Quale sarà la ragione di questa che potrebbe apparire come un’ardita inversione ad U? Diverse sono le possibili interpretazioni.

Una, ottimista, è che di concerto con il suo ex-vice, poi assurto all’urbanistico assessorato [Alessandro Balducci che ha lasciato l’incarico di prorettore vicario per diventare assessore all’urbanistica del Comune di Milano, NdR], sia riuscito a mettere in lavorazione il piano di riassetto da lui allora evocato. Se così fosse, ovvio che non ce lo direbbe perché non vuole rovinarci la sorpresa.

L’altra, meno ottimista, è che il suddetto riassetto non attragga più di tanto i “politici” cittadini e nazionali (i quali sembrano più interessati a porre in devote mani la presidenza Arexpo) e che quindi sia stato messo da parte.

Ovviamente neanche questo ce lo direbbe, il Rettore, per evitarci la cocente delusione.

In sintesi, al di là dei rumors, non si riesce a saperne un tubo.

Resta la spiacevole sensazione che la “politica” e la sua amata burocrazia stiano procedendo, lento pede, a prendere possesso anche della ricerca, con qualche disinteressato appoggio da parte di vertici accademici. Qualsivoglia siano le decisioni e le reali motivazioni di politici, vertici e via discorrendo, non vi puo’ essere dubbio che a noi riserveranno il compito che sembra abbia delineato Napoleone:

L’intendance suivra!

Buonecose

g.gioda




Notizie da Napoli (Federico II)

Riporto [da ROARS] il documento firmato da circa 500 docenti della Federico II, uscito dall’assemblea del 18/3/2016 e consegnato al rettore della Federico II, nonché presidente CRUI, G. Manfredi in occasione della “primavera CRUI” il 21/3/2016 (LEGGI), nonché l’intervento della portavoce napoletana del movimento del Prof. Ferraro, M. Cappelli (LEGGI)




VQR 2011-2014: l’ANVUR (ri)sconfessa l’ANVUR, …

Mah?!!!

Il 1 dicembre 2015, l’ANVUR, con una sorprendente delibera ritornava sui propri passi, rimuovendo l’obbligo dell’identificativo ORCID per poter partecipare alla procedura VQR. L’ANVUR, dunque, considerava quel 4% di colleghi non valutabili, perché privi di ORCID, come uno squilibrio del processo valutativo capace di minare una “valutazione completa ed accurata della ricerca”. Il 15 marzo 2016, l’ANVUR, “viste le statistiche relative al conferimento dei prodotti alla VQR 2011-2014, l’ANVUR si complimenta con la comunità accademica italiana” e afferma, che “l’adesione delle università all’esercizio di valutazione permetterà all’Agenzia di procedere con l’esercizio di valutazione e di generare nei tempi dovuti la seconda istantanea dello stato della ricerca italiana”. In pratica l’ANVUR sorvolava sul problema del mancato conferimento dell’8% dei prodotti come se questo non fosse affatto un problema, ma il 30 Marzo 2016, però, l’ANVUR si (ri)sconfessa e comunica una “Nuova finestra per il conferimento dei prodotti per la VQR 2011-14”, accogliendo, “la richiesta dei Rettori di alcune Università“. Da queste ultime circostanze, appare evidente non solo l’incoerenza dell’agenzia ma che esistono “alcuni Rettori” che sono più Rettori degli altri, visto che, chiaramente, costoro hanno ottenuto più di quanto aveva richiesto l’intera CRUI, la cui richiesta di proroga fino al 30 aprile aveva ottenuto solo un posticipo fino al 14 marzo.

Il 1 dicembre 2015, l’ANVUR, con una sorprendente delibera (n. 15) a procedura ampiamente aperta, ritornava sui propri passi, rimuovendo l’obbligo dell’identificativo ORCID per poter partecipare alla procedura VQR 2011-2014, come espressamente previsto dal bando tra i requisiti [1].

Lo faceva, per tutelare la completezza e l’accuratezza della valutazione (“CONSIDERATO che una valutazione completa ed accurata della ricerca prodotta da Atenei ed Enti di Ricerca costituisce interesse generale degli stessi, anche alla luce degli effetti che ciò avrà sul loro finanziamento”), evitando squilibri che avrebbero inficiato i risultati, tenuto conto che, alla chiusura  delle  operazioni  di accreditamento degli  addetti  alla ricerca,  prevista  in data 30 novembre  2015, solo il  96%  di  tali  addetti  aveva  acquisito  l’identificativo ORCID, …con sentimento protettivo.

L’ANVUR, dunque, considerava quel 4% di colleghi che non sarebbero stati valutabili, perché privi di ORCID, come uno squilibrio del processo valutativo capace di minare una “valutazione completa ed accurata della ricerca”, squilibrio tanto più dannoso poiché la procedura avrebbe avuto pesanti ricadute sui finanziamenti.

Il 15 marzo 2016, l’ANVUR, “viste le statistiche relative al conferimento dei prodotti alla VQR 2011-2014, l’ANVUR si complimentava con la comunità accademica italiana”. Affermava, che “l’adesione delle università all’esercizio di valutazione permetterà all’Agenzia di procedere con l’esercizio di valutazione e di generare nei tempi dovuti la seconda istantanea dello stato della ricerca italiana”, … con sentimento di giubilo.

In pratica l’ANVUR sorvolava sul problema del mancato conferimento dell’8% dei prodotti come se questo non fosse affatto un problema, …con sentimento spudorato.

L’ANVUR, quindi, smentiva se stessa affermando, contemporaneamente, sia che il 4% di docenti privi di identificativo ORCID avrebbe causato squilibri e inficiato i risultati di una valutazione, sia che l’8% di prodotti non conferiti avrebbe comunque potuto “generare nei tempi dovuti la seconda istantanea dello stato della ricerca italiana“, …con sentimento incoerente.

Acquisita un’abitudine, è difficile perderla: l’ANVUR ci ricasca e sconfessa nuovamente se stessa.

Infatti, il 4 febbraio 2016, la CRUI inviava una lettera (Prot. 173-16/P/rg) al Sen. Prof.ssa Stefania Giannini, Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e al Prof. Stefano Fantoni, Presidente ANVUR, chiedendo “una proroga (della VQR, ndr) al 30 aprile al fine di permettere l’inserimento consapevole e corretto dei dati da parte degli atenei, altrimenti impossibile”.

Il 19 febbraio, Consiglio Direttivo dell’ANVUR deliberava di prorogare tale scadenza (solo) fino al 14 marzo. L’ANVUR affermava che tale proroga avrebbe reso “vieppiù critici i tempi previsti dal Decreto Ministeriale per la conclusione della VQR 2011-2014” e invitava gli Atenei “in grado di chiudere la procedura di conferimento dei prodotti prima del 14 marzo a provvedere, in modo da consentire ai GEV di iniziare tempestivamente la fase di valutazione”, …con sentimento operoso e magnanimo.

In pratica l’ANVUR, certificava che non era possibile andare oltre al 14 marzo senza pregiudicare la tempistica prevista dal Decreto Ministeriale per la conclusione della VQR 2011-2014.

Il 30 Marzo 2016, però, l’ANVUR si (ri)sconfessa e comunica una “Nuova finestra per il conferimento dei prodotti per la VQR 2011-14”, accogliendo, “la richiesta dei Rettori di alcune Università“, …con sentimento indulgente.

E’ evidente, però, la nuova sconfessione. Per l’ANVUR “i vieppiù critici i tempi previsti dal Decreto Ministeriale per la conclusione della VQR 2011-2014”, sentenziati il 19 febbraio, non sono più tali il 30 marzo, …con sentimento contraddittorio.

Con questa riapertura dei termini del conferimento, l’ANVUR riesce nell’impresa di (ri)sconfessarsi contemporaneamente anche un’altra volta, smentendo, implicitamente, il successo annunciato il 15 marzo e certificando il clamoroso flop della VQR 2011-2014, …con sentimento di doppio salto mortale all’indietro.

Da queste ultime circostanze, appare altrettanto evidente che esistono “alcuni Rettori” che sono più Rettori degli altri, visto che, chiaramente, costoro hanno ottenuto più di quanto aveva richiesto l’intera CRUI, il 4 febbraio 2016.

Sarà interessante vedere quale posizione prenderà la CRUI nei confronti dell’ANVUR, del MIUR e, soprattutto, di “alcuni Rettori” che, scavalcando la CRUI stessa, dimostrando di essere un interlocutore politicamente più credibile, …”perché, se non c’è un chiarimento“… [2].

Chi saranno mai questi Rettori (ammesso che esistano veramente)?

Quali motivazioni avranno addotto per convincere l’ANVUR a smentire se stessa per l’ennesima volta?

La Rete29Aprile ha posto queste due semplici domande con una lettera aperta [3].

Sarà disposta l’ANVUR a sorprenderci rispondendo a queste due semplici domande…con un (inconsueto) sentimento di chiarezza?

Sarebbe arrivata l’ora di iniziare a sconfessare l’opacità in favore della trasparenza, …con sentimento di correttezza.

Sarebbe anche il caso che il Consiglio Direttivo dell’ANVUR si assumesse, finalmente, tutte le proprie responsabilità attraverso un unico atto conseguente, …con sentimento di decenza.

Proprio quello lì, l’avete capito tutti, anche chi ci legge dall’ANVUR, …con sentimento di perspicacia!

[1]  http://www.rete29aprile.it/index.php/comunicati-stampa-menu/comunicati-r29a/509-vqr-2011-2014-l-anvur-sconfessa-l-anvur

[2]  http://www.roars.it/online/zombie-vqr-crui-non-sa-miur-tace-e-anvur-non-si-da-pace/

[3]  http://www.rete29aprile.it/index.php/comunicati-stampa-menu/comunicati-r29a/512-lettera-aperta-all-anvur

By Gianluca Aloi




Salvate il soldato Zara!

Il rettore di Pisa non è stato il solo a chiedere la riapertura dei termini per il caricamento dei prodotti per la valutazione VQR. Gli deve aver fatto compagnia il rettore dell’Università del Salento, Vincenzo Zara, uno dei collaboratori più fidati di ANVUR, uno dei padri del sistema AVA. Che ha scritto una mail ai docenti della sua università rallegrandosi per la riapertura.

Come poteva il consiglio direttivo abbandonare l’università del Salento ed il suo rettore al triste destino di trovarsi nella posizione “peggiore” di tutti gli atenei italiani in termini di conferimento di prodotti? Zara è uno dei padri di AVA, uno che non si tira indietro quando c’è da presentare le nuove keywords di AVA e sottoporsi alle feroci critiche del direttivo ANVUR (che ormai organizza presentazioni blindate in cui i collaboratori di ANVUR presentano e il direttivo discute, o alternativamente membri del direttivo presentano e i collaboratori discutono).

Salvate il soldato Zara. Senza esitare di fronte a nulla. Neppure di fronte alla rianimazione di una Zombie-VQR, se non c’è altra via.

E Zara, insieme al rettore di Pisa, Augello, si apprestano a nuovi conferimenti, o meglio si apprestano, sollecitando a ciò i direttori di dipartimento, a convincere i riottosi #stopvqr a conferire. O forse ci saranno conferimenti forzosi?

Con buona pace della CRUI e del suo presidente, Gaetano Manfredi, che il 31 di marzo a Camerino, in relazione alla possibilità di riaprire i conferimenti, dichiarava:

Manfredi: Ma neanch’io lo farò, come … diciamo … come Rettore della mia università, ma penso che qua… nessuno lo farà. Comunque su questo prenderemo una posizione.

Chissà se quel plurale si riferiva alla CRUI. Perché per il momento di prese di posizioni non ce ne sono.

Il “qua” interrotto della frase di Manfredi, forse a questo punto, trova una interpretazione più puntuale di quella che avevamo suggerito nel post del 1 aprile. Quel “qua” era l’inizio di un

penso che qualcuno lo farà.

Una frase che a noi sembra rendere bene il clima da redde rationem che si deve respirare in CRUI.




R29A chiede trasparenza: chi ha chiesto di riaprire la finestra?

Vista l’apertura straordinaria di una nuova “finestra” per l’inserimento dei “prodotti” VQR annunciata dall’ANVUR, e considerato che premessa e motivazione di questa curiosa novità sono, secondo l’ANVUR, le richieste di alcuni non meglio precisati “Rettori di alcune Università”, abbiamo chiesto all’ANVUR 1) quali sono questi Rettori 2) quali motivazioni essi hanno addotto per convincere l’Agenzia (considerato che l’ANVUR respinse in precedenza una analoga richiesta CRUI). In attesa della risposta, ecco il testo della lettera:

Illustre Presidente,

certi del rispetto da parte dell’Agenzia degli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni (d. legisl. 14/3/2013, n.33), Le chiediamo cortesemente di volerci fornire le necessarie informazioni in merito alla comunicazione ANVUR del 30 marzo, in base alla quale viene aperta una “nuova finestra per il conferimento dei prodotti per la VQR 2011-2014”.

Poiché questo provvedimento viene posto in essere (cit.) “Accogliendo la richiesta dei Rettori di alcune Università”, e che tali richieste, quindi, costituiscono il presupposto della “finestra” nonché motivazione della stessa, al fine di garantire la massima trasparenza Le chiediamo di comunicarci (o, ancor meglio, di farlo anche pubblicamente con apposito comunicato) quali sono, esattamente, le Università i cui Rettori hanno formulato tali richieste, nonché le motivazioni ivi addotte.

Questa è una lettera aperta che sarà pubblicata sul nostro sito internet (www.rete29aprile.it), e nello stesso sito verrà pubblicata la Sua risposta, che confidiamo di ricevere prontamente.

Cordialità,

Rete29Aprile




Presa di posizione della Sapienza a riguardo della riapertura della VQR

Il Prof. Ferraro informa sulla posizione assunta dall’Ateneo  Roma La Sapienza relativamente  alla riapertura dei termini per la VQR dal 4 al 14 aprile 2016.

MOVIMENTO PER LA DIGNITA’ DELLA DOCENZA UNIVERSITARIA
Aderenti: 23500 Docenti Universitari di 82 diverse sedi universitarie
Sito del Movimento: 
https://sites.google.com/site/controbloccoscatti/home
1° aprile 2016
Cari colleghi Professori e Ricercatori,
allego la posizione ufficiale assunta dall’Ateneo  Roma La Sapienza, la più grande Università Italiana, sulla comunicazione dell’ANVUR relativa alla riapertura dei termini per la VQR dal 4 al 14 aprile 2016.
E’ molto positiva per l’azione sulla VQR promossa dal nostro Movimento al fine di salvaguardare la nostra dignità messa in discussione da quando, a partire dal 1° gennaio 2015, i nostri scatti sono stati ancora bloccati e il periodo 2011-2014 completamente ignorato e per gli altri dipendenti pubblici no, rendendo evidente una discriminazione intollerabile sul piano della dignità.
Il Pro Rettore alla Ricerca, Innovazione e Trasferimento Tecnologico della Sapienza, Prof. Teodoro Valente, ha comunicato a tutti i Docenti dell’Ateneo, in particolare (parole testuali):

Desidero evidenziarVi che l’Ateneo, sulla base di tale comunicazione ANVUR, non procederà ad alcun inserimento centralizzato, nel rispetto dei già sanciti principi di libertà e responsabilità“. E, ancora: “In assenza di un esplicito assenso da parte Vostra, ribadisco che in tale quadro l’Ateneo non provvederà ad alcun inserimento forzato…….”.

Testo della lettera

Ringraziamo Il Rettore della Sapienza per l’apprezzabile posizione assunta, malgrado il suo Ateneo abbia (dati ANVUR) il 13.6% di “astensioni dalla VQR”, contro la media nazionale dell’8%.
Invito a segnalare la posizione di Roma La Sapienza ai vostri Rettori e a invitarli ad assumere ufficialmente  posizioni analoghe.