Un apologo appropriato!

La collega Paola Sonia Gennaro ha recentemente inviato a Unilex il seguente apologo che risulta assai divertente e che definirei realistico e appropriato……Buona lettura!

Segue la versione finlandese di Enrico Garavelli!

Un bel giorno un giovane imprenditore agricolo decide di avviare un impianto di produzione di uova. Così compra le galline migliori per il suo scopo e le insedia in un pollaio all’avanguardia.
Tutte le galline ricevono la stessa quantità giornaliera di cibo, di antibiotici e di antiparassitari, di acqua, di luce e di cure appropriate.
Ben presto però si accorge che le galline non fanno le uova tutte uguali.
Sorprendentemente le uova sono diverse per colore e per dimensione.
E qualcuna persino non ne produce affatto
Che fare? Si chiede il nostro allevatore.
Conviene distribuire quote di cibo maggiori alle galline che fanno uova più grandi, sottraendone pro quota alle galline meno produttive?
Ma così facendo, non si verrà a peggiorare la produzione globale, visto che è presumibile che le galline sottoalimentate difficilmente potranno produrre di più?
Certo, disponendo delle risorse necessarie, si domanda il nostro allevatore, potrei sostituire le galline sottosoglia con nuove galline. Ma cosa dovrei fare delle galline da eliminare? Avviarle all’industria alimentare non mi fornirebbe risorse sufficienti alla sostituzione di un numero equivalente di galline. Senza contare che nessuno potrebbe garantire che le nuove galline saranno tutte soprasoglia, anche perché in questo caso la soglia si eleverebbe automaticamente e così, come nel paradosso di Achille e la tartaruga, alla fine potrei ritrovarmi con una sola gallina (perchè anche Achille, non potendo raggiungere la tartaruga, dovrebbe essere eliminato).
Dopo aver a lungo esplorato le possibili misure per risolvere il problema del rispetto della produttività prevista dal suo business plan, l’allevatore decide che prima di procedere all’epurazione delle galline “pigre” è opportuno un monitoraggio mirato a verificare i  motivi della bassa prouttività.
E così, una per una, ogni gallina viene osservata e si riscontra che in alcuni casi parte del cibo viene disperso per un difetto costruttivo del sistema automatico di erogazione, in altri casi si verifica una disattenzione degli addetti riguardo alla scupolosa distribuzione dei fitofarmaci, in altri ancora si misura un’insufficienza della quota di aria e di luce, in altri ancora la presenza di malattie occasionali e transitorie, o addirittura letali.
Così il nostro allevatore, intervenendo capillarmente per riequilibrare le condizioni standard per ciascuna gallina e richiamando gli operatori responsabili delle diverse unità produttive alla più scrupolosa attenzione individuale, riesce in poco tempo a minimizzare il numero delle galline da sostituire o da eliminare, garantendosi il rispetto della produttività MEDIA prevista dal suo piano d’investimento.

Naturalmente è escluso ogni riferimento a cose e a persone reali.

Ed ecco la versione finlandese:

Un imprenditore agricolo ha due tipi di galline: galline ornamentali tipo Phoenix, bellissime e dal piumaggio variopinto, e galline ovaiole livornesi, più dimesse ma molto produttive.Le due razze convivono pacificamente, finché il padrone si trova in difficoltà economiche e deve fare scelte difficili.
Le Phoenix capiscono al volo il rischio che corrono, e facendo la ruota per il giardino, con mille moine e mille trucchetti riescono a convincere il padrone che le loro (poche) uova sono qualitativamente meglio di quelle delle spennacchiate livornesi, tutto il giorno, poverette!, in batteria. Il padrone, che deve lesinare il cibo ai volatili, sedotto dalle sbandierate qualità nutrizionali delle uova Phoenix decide di destinare gran parte dell’alimentazione alle ornamentali. Le livornesi, sfinite dagli strapazzi e dalla malnutrizione, muoiono a una a una e non vengono sostituite. Il padrone, infatti, appena riesce a risparmiare qualche soldo si compra una nuova Phoenix. Anzi, dicono che ultimamente il padrone abbia annullato tutta una serie di ordinazioni di livornesi all’ultimo momento, rimpiazzandole con nuove ordinazioni di Phoenix. Ma chi è che ha convinto il padrone che certe uova siano meglio di altre? Lo ha letto su un giornale non so se danese o australiano (comunque finanziato dagli allevatori di Phoenix), dove si legge che un uovo Phoenix vale quanto quaranta uova di livornesi.