Salviamo la ricerca italiana, salviamo il nostro futuro

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La petizione di Giorgio Parisi su Change.org

Negli ultimi anni stiamo assistendo alla distruzione sistematica della ricerca e dell’università pubblica, e la situazione sta diventando sempre più drammatica, nell’indifferenza generale.

Abbiamo avuto enormi tagli ai fondi e turnover bloccato. Il risultato è stato che dal 2008 i fondi statali sono calati del 20% (circa 2 miliardi di euro) e il numero di docenti è sceso del 20%. È difficile trovare nella storia dell’umanità traccia di un tale disinvestimento nel settore pubblico in assenza di carestie, guerre, cambi di regime. Né si può invocare solo la crisi economica: la decisione fu presa dal governo Berlusconi nella primavera del 2008, prima della crisi (mi ricordo Tremonti che all’epoca dichiarava “La cultura non si mangia”).

Come risultato – prevedibile e previsto – di questa politica, circa quindicimila ricercatori italiani sono dovuti andare all’estero non di loro volontà, per fare esperienza e riportarla tra noi, ma semplicemente perché non ci sono posti in Italia. Non è giusto – ed è economicamente folle – che i nostri migliori giovani siano costretti ad andare all’estero senza possibilità di rientrare.
Ma questa grave ingiustizia non è l’aspetto più preoccupante: in un mondo dominato dall’economia della conoscenza, un paese che non investe in ricerca, sviluppo e cultura non ha futuro. Ormai si sta formando un buco generazionale nella ricerca Italiana.

Questa petizione è stata scritta insieme ad altri colleghi, tutti docenti universitari da molti anni, tutti amareggiati per questa situazione. Eravamo a Palermo per un convegno: ci siamo visti a cena e abbiamo deciso di scrivere una lettera sullo stato allarmante della ricerca italiana alla prestigiosa rivista Nature. La lettera è stata pubblicata. Allora abbiamo deciso di prendere la palla al balzo per fare una petizione su Change.org per raccogliere firme: Salviamo la Ricerca Italiana.

L’Europa chiede ai Governi di rispettare i limiti sul bilancio, ma dovrebbe con altrettanta forza pretendere dai governi nazionali una soglia minima di finanziamento alla ricerca e sviluppo, come richiesto dal trattato di Lisbona (2000) e dal Consiglio Europeo di Barcellona (2002), che la fissava al 3% del PIL per il 2010.

Il Governo Italiano ha preso questo impegno non solo con l’Europa, ma anche con i cittadini Italiani e ha l’obbligo di rispettarlo. Noi chiediamo che il governo implementi con la massima urgenza un piano pluriennale per portare gli investimenti in Ricerca e sviluppo dall’attuale 1% fino al 3% del PIL e che lo rispetti nel futuro raggiungendo, sia pure in grande ritardo, l’obiettivo di Barcellona.

I finanziamenti europei non possono sostituire i mancati finanziamenti del Governo. Le regole del gioco in Europa sono che gli Stati finanziano e sviluppano la ricerca nel proprio territorio, e i fondi europei servono per coprire le necessità che per vari motivi vanno al di là delle capacità dei singoli Stati: insomma una specie di ciliegine europee su una torta nazionale. Ora purtroppo in Italia un po’ di ciliegine arrivano, ma manca drammaticamente la torta.

Per leggere, firmare e condividere la petizione di Giorgio, basta cliccare QUI .

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