VQR: scateniamo 2, 10, 70 inferni … con Doodle

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I docenti di Parma hanno raccolto 300 firme chiedendo le dimissioni del direttivo ANVUR. Adesso rilanciano, chiedendo ai  colleghi delle altre sedi di raccogliere le adesioni dei propri docenti.  300×70 adesioni.  Leggi il resto dell’articolo

Riporto la lettera di Salmeri e Semplici:

Cari amici e colleghi,
la “campagna” della VQR 2011-2014 è arrivata al suo momento decisivo: la valutazione dei “prodotti” presentati dalla singole strutture. Le 1.315 firme che abbiamo raccolto sono un dato confortante, ma evidentemente inadeguato rispetto all’obiettivo di fermare “questa” VQR. Anche se abbiamo intercettato interessanti segnali che lasciano supporre, almeno in alcune aree, una difficoltà nell’arruolamento dei revisori, non abbiamo motivo di dubitare, a questo punto, che le classifiche che il Ministero e l’ANVUR vogliono con tanta determinazione saranno infine stilate. Chiediamo per questo, a chiunque sia disponibile a farlo, un ultimo sforzo, che è quello di scrivere a tutti i componenti dei rispettivi GEV, inviando il link al testo e ricordando il numero delle firme raccolte. Naturalmente con le parole che ognuno giudicherà appropriate. Ogni ulteriore impegno per ampliare il consenso alla nostra posizione e ridurre così il numero dei “revisori” è ugualmente importante. Noi abbiamo già scritto, a titolo personale, a tutti i coordinatori e ai componenti del GEV 11a la lettera allegata. Vi ringraziamo per quanto è stato e potrà ancora essere fatto e vi salutiamo cordialmente,

Giovanni Salmeri, Stefano Semplici
Allegato:
Lettera inviata ai coordinatori e componenti del GEV 11a

Gentili Colleghi,
la “campagna” della VQR 2011-2014 prevede per i prossimi mesi la vera e propria valutazione dei “prodotti” presentati dalle singole strutture. Come forse sapete, 1315 colleghi hanno firmato un documento con il quale si impegnano a non collaborare alla campagna come revisori e chiedono le dimissioni di tutti i componenti dei GEV (http://firmiamo.org/stopvqr/). Si tratta di una piccola minoranza e, pur considerando gli interessanti segnali che lasciano supporre, almeno in alcune aree, una difficoltà nell’arruolamento dei revisori, non abbiamo motivo di dubitare che le classifiche tanto attese saranno stilate e che il decisore politico potrà continuare ad utilizzarle per “premiare” i più “meritevoli”. Alcuni fatti, tuttavia, non possono essere cancellati. Le modalità utilizzate in numerosi casi per il conferimento dei prodotti sono da molti considerate discutibili, i limiti “tecnici” dell’intera procedura sono stati più volte sottolineati e le diverse forme di protesta hanno comunque scavato solchi profondi nella credibilità della “campagna”, costringendo fra l’altro l’ANVUR ad una riapertura dei termini alla quale università e rettori hanno reagito in modo molto diverso, aumentando ulteriormente la confusione. Il disagio non è rientrato, come dimostra la lettera con la quale 301 colleghi dell’Università di Parma hanno chiesto le dimissioni dei membri del Consiglio Direttivo dell’ANVUR. E l’orizzonte tutto “politico” nel quale si inserisce la pratica della valutazione, per gli esiti che essa inevitabilmente determina, è stato indicato con grande lucidità e onestà intellettuale da Daniele Checchi nel suo intervento del 29 aprile alla Casa della Cultura di Milano, in occasione della presentazione del volume curato da Gianfranco Viesti sul declino dell’università italiana. Più corsi professionalizzanti e meno corsi di giurisprudenza al Sud? Più beni culturali e meno medicina? È con domande come queste che dobbiamo ormai confrontarci, una volta condivisa con Checchi la consapevolezza che le università di questa parte del paese non si possono risollevare da sole (citiamo dalla slide della presentazione riproposta sul sito di Roars).
Sentiamo il dovere, naturalmente a titolo esclusivamente personale, di dirvi che rispettiamo la vostra convinzione che portare fino in fondo “questa” valutazione sia il modo più efficace per promuovere lo sviluppo del nostro sistema universitario e della ricerca o debba essere comunque considerato il “male minore”, ma riteniamo che quella che vi assumete non possa essere considerata, di fronte all’evidenza delle conseguenze che si stanno determinando, una responsabilità semplicemente tecnica. E ci sembra anche giusto ricordarvi che ci sono colleghi che, amando l’università e la ricerca quanto le amate voi, esprimono un giudizio molto diverso su quanto sta accadendo. Non solo per una questione di stipendi e di risorse, ma per un più profondo dissenso sulla natura della nostra “missione” e sull’opportunità di passare in modo così drastico dal linguaggio e dalle pratiche di una “comunità” a quelli di un campionato dove ciò che conta di più è stare davanti agli altri e non aiutare tutti a fare bene. La posta in gioco è troppo grande e non possiamo che scegliere la strada della sincerità con i colleghi che hanno scelto di collaborare alla VQR 2011-2014 e di farlo con un ruolo così importante. Per questo vi abbiamo chiesto e vi chiediamo un passo indietro. Siamo ovviamente i primi a sperare di avere torto e, con questo spirito, vi salutiamo cordialmente,

Giovanni Salmeri, Stefano Semplici

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