VQR 2011-2014: l’ANVUR (ri)sconfessa l’ANVUR, …

Mah?!!!

Il 1 dicembre 2015, l’ANVUR, con una sorprendente delibera ritornava sui propri passi, rimuovendo l’obbligo dell’identificativo ORCID per poter partecipare alla procedura VQR. L’ANVUR, dunque, considerava quel 4% di colleghi non valutabili, perché privi di ORCID, come uno squilibrio del processo valutativo capace di minare una “valutazione completa ed accurata della ricerca”. Il 15 marzo 2016, l’ANVUR, “viste le statistiche relative al conferimento dei prodotti alla VQR 2011-2014, l’ANVUR si complimenta con la comunità accademica italiana” e afferma, che “l’adesione delle università all’esercizio di valutazione permetterà all’Agenzia di procedere con l’esercizio di valutazione e di generare nei tempi dovuti la seconda istantanea dello stato della ricerca italiana”. In pratica l’ANVUR sorvolava sul problema del mancato conferimento dell’8% dei prodotti come se questo non fosse affatto un problema, ma il 30 Marzo 2016, però, l’ANVUR si (ri)sconfessa e comunica una “Nuova finestra per il conferimento dei prodotti per la VQR 2011-14”, accogliendo, “la richiesta dei Rettori di alcune Università“. Da queste ultime circostanze, appare evidente non solo l’incoerenza dell’agenzia ma che esistono “alcuni Rettori” che sono più Rettori degli altri, visto che, chiaramente, costoro hanno ottenuto più di quanto aveva richiesto l’intera CRUI, la cui richiesta di proroga fino al 30 aprile aveva ottenuto solo un posticipo fino al 14 marzo.

Il 1 dicembre 2015, l’ANVUR, con una sorprendente delibera (n. 15) a procedura ampiamente aperta, ritornava sui propri passi, rimuovendo l’obbligo dell’identificativo ORCID per poter partecipare alla procedura VQR 2011-2014, come espressamente previsto dal bando tra i requisiti [1].

Lo faceva, per tutelare la completezza e l’accuratezza della valutazione (“CONSIDERATO che una valutazione completa ed accurata della ricerca prodotta da Atenei ed Enti di Ricerca costituisce interesse generale degli stessi, anche alla luce degli effetti che ciò avrà sul loro finanziamento”), evitando squilibri che avrebbero inficiato i risultati, tenuto conto che, alla chiusura  delle  operazioni  di accreditamento degli  addetti  alla ricerca,  prevista  in data 30 novembre  2015, solo il  96%  di  tali  addetti  aveva  acquisito  l’identificativo ORCID, …con sentimento protettivo.

L’ANVUR, dunque, considerava quel 4% di colleghi che non sarebbero stati valutabili, perché privi di ORCID, come uno squilibrio del processo valutativo capace di minare una “valutazione completa ed accurata della ricerca”, squilibrio tanto più dannoso poiché la procedura avrebbe avuto pesanti ricadute sui finanziamenti.

Il 15 marzo 2016, l’ANVUR, “viste le statistiche relative al conferimento dei prodotti alla VQR 2011-2014, l’ANVUR si complimentava con la comunità accademica italiana”. Affermava, che “l’adesione delle università all’esercizio di valutazione permetterà all’Agenzia di procedere con l’esercizio di valutazione e di generare nei tempi dovuti la seconda istantanea dello stato della ricerca italiana”, … con sentimento di giubilo.

In pratica l’ANVUR sorvolava sul problema del mancato conferimento dell’8% dei prodotti come se questo non fosse affatto un problema, …con sentimento spudorato.

L’ANVUR, quindi, smentiva se stessa affermando, contemporaneamente, sia che il 4% di docenti privi di identificativo ORCID avrebbe causato squilibri e inficiato i risultati di una valutazione, sia che l’8% di prodotti non conferiti avrebbe comunque potuto “generare nei tempi dovuti la seconda istantanea dello stato della ricerca italiana“, …con sentimento incoerente.

Acquisita un’abitudine, è difficile perderla: l’ANVUR ci ricasca e sconfessa nuovamente se stessa.

Infatti, il 4 febbraio 2016, la CRUI inviava una lettera (Prot. 173-16/P/rg) al Sen. Prof.ssa Stefania Giannini, Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e al Prof. Stefano Fantoni, Presidente ANVUR, chiedendo “una proroga (della VQR, ndr) al 30 aprile al fine di permettere l’inserimento consapevole e corretto dei dati da parte degli atenei, altrimenti impossibile”.

Il 19 febbraio, Consiglio Direttivo dell’ANVUR deliberava di prorogare tale scadenza (solo) fino al 14 marzo. L’ANVUR affermava che tale proroga avrebbe reso “vieppiù critici i tempi previsti dal Decreto Ministeriale per la conclusione della VQR 2011-2014” e invitava gli Atenei “in grado di chiudere la procedura di conferimento dei prodotti prima del 14 marzo a provvedere, in modo da consentire ai GEV di iniziare tempestivamente la fase di valutazione”, …con sentimento operoso e magnanimo.

In pratica l’ANVUR, certificava che non era possibile andare oltre al 14 marzo senza pregiudicare la tempistica prevista dal Decreto Ministeriale per la conclusione della VQR 2011-2014.

Il 30 Marzo 2016, però, l’ANVUR si (ri)sconfessa e comunica una “Nuova finestra per il conferimento dei prodotti per la VQR 2011-14”, accogliendo, “la richiesta dei Rettori di alcune Università“, …con sentimento indulgente.

E’ evidente, però, la nuova sconfessione. Per l’ANVUR “i vieppiù critici i tempi previsti dal Decreto Ministeriale per la conclusione della VQR 2011-2014”, sentenziati il 19 febbraio, non sono più tali il 30 marzo, …con sentimento contraddittorio.

Con questa riapertura dei termini del conferimento, l’ANVUR riesce nell’impresa di (ri)sconfessarsi contemporaneamente anche un’altra volta, smentendo, implicitamente, il successo annunciato il 15 marzo e certificando il clamoroso flop della VQR 2011-2014, …con sentimento di doppio salto mortale all’indietro.

Da queste ultime circostanze, appare altrettanto evidente che esistono “alcuni Rettori” che sono più Rettori degli altri, visto che, chiaramente, costoro hanno ottenuto più di quanto aveva richiesto l’intera CRUI, il 4 febbraio 2016.

Sarà interessante vedere quale posizione prenderà la CRUI nei confronti dell’ANVUR, del MIUR e, soprattutto, di “alcuni Rettori” che, scavalcando la CRUI stessa, dimostrando di essere un interlocutore politicamente più credibile, …”perché, se non c’è un chiarimento“… [2].

Chi saranno mai questi Rettori (ammesso che esistano veramente)?

Quali motivazioni avranno addotto per convincere l’ANVUR a smentire se stessa per l’ennesima volta?

La Rete29Aprile ha posto queste due semplici domande con una lettera aperta [3].

Sarà disposta l’ANVUR a sorprenderci rispondendo a queste due semplici domande…con un (inconsueto) sentimento di chiarezza?

Sarebbe arrivata l’ora di iniziare a sconfessare l’opacità in favore della trasparenza, …con sentimento di correttezza.

Sarebbe anche il caso che il Consiglio Direttivo dell’ANVUR si assumesse, finalmente, tutte le proprie responsabilità attraverso un unico atto conseguente, …con sentimento di decenza.

Proprio quello lì, l’avete capito tutti, anche chi ci legge dall’ANVUR, …con sentimento di perspicacia!

[1]  http://www.rete29aprile.it/index.php/comunicati-stampa-menu/comunicati-r29a/509-vqr-2011-2014-l-anvur-sconfessa-l-anvur

[2]  http://www.roars.it/online/zombie-vqr-crui-non-sa-miur-tace-e-anvur-non-si-da-pace/

[3]  http://www.rete29aprile.it/index.php/comunicati-stampa-menu/comunicati-r29a/512-lettera-aperta-all-anvur

By Gianluca Aloi




Rettore Firenze: «Impossibile procedere alla valutazione». Dati ANVUR «non sono lo specchio della reale consistenza dell’astensione»

«A Firenze il 12,8% dei docenti accreditati ha avuto l’inserimento dei prodotti per una via cosiddetta istituzionale”. I dati ANVUR “non sono lo specchio della reale consistenza dell’astensione». «E’ assolutamente impensabile che, sic stantibus rebus, si possa procedere alla valutazione». Queste le dichiarazioni del Rettore di Firenze Luigi Dei alla riunione odierna della CRUI. Nel mentre che aspettiamo che tutti i rettori rendano noti i dati dei conferimenti coattivi, suggeriamo al ministro di riflettere bene se, visto che la VQR sarà inservibile,  non sia il caso di fermarla, risparmiando i circa 200 milioni che costerà al contribuente italiano.

Nel suo Resoconto CRUI 17 marzo 2016, il Rettore di Firenze, Luigi Dei, insieme a una sintesi dell’intervento odierno del Ministro Giannini presso la CRUI, ha diffuso il testo del suo intervento. Vi si legge:

i dati non sono lo specchio della reale consistenza dell’astensione: ad esempio nel mio Ateneo, che ha inserito il 97,2 % dei prodotti attesi, devo ricordare per trasparenza che il 12,8% degli accreditati ha avuto l’inserimento dei prodotti per una via cosiddetta “istituzionale”, ossia senza la collaborazione delle Colleghe e dei Colleghi che hanno optato per l’astensione fino al termine delle operazioni.

Quindi a Firenze uno degli atenei più virtuosi nel trionfale documento ANVUR di ieri, la partecipazione alla VQR è stata forzata. Il 12,8% dei colleghi ha aderito alla protesta e l’amministrazione ha provveduto al conferimento forzoso dei prodotti.

Quindi a Firenze uno degli atenei più virtuosi nel trionfale documento ANVUR di ieri, la partecipazione alla VQR è stata forzata. Il 12,8% dei colleghi ha aderito alla protesta ed l’amministrazione ha provveduto al conferimento forzoso dei prodotti.

Purtroppo non siamo in grado di sapere quanti sono coloro che a Firenze non hanno partecipato alla VQR. ANVUR, infatti, nella fretta di passare una velina che permettesse di titolare (provate a indovinare l’house organ e il giornalista) che “la protesta è fallita”, è incorsa in uno degli usuali errori di copia e incolla: ha pubblicato per due volte, con titoli diversi, i dati sui “prodotti”, dimenticando di pubblicare i dati relativi agli addetti.

Se il numero dei prodotti fosse proporzionale a quello dei docenti,  a Firenze il conferimento “spontaneo” dovrebbe aggirarsi intorno all’84,4% contro il 97,2% della tabella ANVUR.

Ma il rettore Dei non si ferma qua. Dice infatti:

è assolutamente impensabile che, sic stantibus rebus, si possa procedere alla valutazione senza misure correttive che riparino ad un quadro differenziato di percentuali di prodotti immessi.

Sembra di capire che l’unico che non è preoccupato della protesta è il presidente di ANVUR. Che fa finta di non capire, o non ha capito davvero, che con questi numeri la VQR è inutilizzabile.

A questo punto ci aspettiamo che

  1. tutti i rettori pubblichino le percentuali di adesione alla protesta come ha fatto il rettore di Firenze;
  2. tutti i rettori dichiarino che la VQR rebus sic stantibus è inutilizzabile per la distribuzione del Fondo di Finanziamento Ordinario.

 

E ci chiediamo e chiediamo al ministro: se rebus sic stantibus questa VQR è inservibile, non sarebbe il caso di fermarla risparmiando i circa 200 milioni di euro (a seconda delle stime) che costerà al contribuente italiano?




Dal sito della CRUI

Ecco quanto apparso sul sito della CRUI. Interessante che non venga fatto il minimo accenno alle ragioni che hanno indotto i Rettori a indirre la “mobilitazione”. D’altronde c’era da aspettarselo.

Per una nuova primavera delle Università

Il 21 marzo in ogni sede delle università italiane, statali e non statali, si terranno incontri e dibattiti pubblici per riaffermare il ruolo strategico della ricerca e dell’alta formazione per il futuro del Paese. Verranno discusse e raccolte idee e proposte da consegnare al Governo in un documento di sintesi unitario redatto dalla conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI).

Dal 2008 il sistema universitario italiano è soggetto a tagli lineari e progressivi delle risorse. Una scelta politica trasversale che, in coincidenza con la drammatica crisi globale e l’adozione di una radicale riforma organizzativa, si è tradotta nella perdita di oltre 10.000 posizioni di ruolo solo tra quelle per docenti e ricercatori, ovvero tagli superiori al 13% del totale quando la media nel settore pubblico è stata ad oggi del 5%.

Ma non solo. I tagli continui al fondo di finanziamento ordinario, l’assenza di un convinto investimento pubblico e privato nella ricerca e nell’alta formazione universitaria hanno determinato l’impossibilità di avviare nuovi percorsi di ricerca e di alta formazione, di investire in servizi e attività per gli studenti e nell’internazionalizzazione, di valorizzare il contributo della struttura tecnica e amministrativa. Ma soprattutto hanno significato l’impossibilità di reclutare studiosi giovani e meritevoli, il congelamento delle carriere e delle opportunità di crescita professionale, una condizione retributiva che disincentiva i migliori a restare e allontana i giovani talenti e gli studiosi stranieri, l’indebolimento del già precario e fragile diritto allo studio che sta riducendo iscritti e laureati.

Ciò nonostante, il valore e la competitività scientifica delle nostre università è rimasta forte. E uniche tra le amministrazioni pubbliche le università sono finanziate sulla base dei costi standard e degli esiti delle valutazioni scientifiche. La società e l’opinione pubblica di tutto questo sanno poco. Non esiste sufficiente consapevolezza del valore, per il Paese, delle sue Università, anche rispetto al confronto internazionale, nonché del rischio di mettere, seriamente e definitivamente, in crisi un sistema che, nonostante tutto, continua a funzionare.

Per questo occorre invertire la rotta e insieme, a partire dagli appuntamenti del 21 marzo 2016, costruire la nuova primavera della ricerca e dell’università italiana.

 




La “decodificazione” della lettera della CRUI

Su ROARS è apparso un articolo che riporta la “decodificazione” dell’ultima lettera della CRUI.




Aggiornamenti importanti (CRUI2, Rettore, Comunicato)

Cerco di ricapitolare gli ultimi avvenimenti susseguitisi: per prima cosa è apparsa, come atteso, una seconda (rispetto a quella del 27 Gennaio, vedi articolo del 27/1) una seconda lettera della CRUI in cui si chiede all’ANVUR un rinvio (al 30 Aprile) del termine della VQR, senza però risolvere il problema dell’inserimento/scelta dei lavori da presentare (Autore o Ateneo?). A seguito di ciò il nostro Rettore ha inviato una lettera, [ndr 3/2/16 agli accreditati-vqr] (assai diplomatica come d’uso) che, stranamente a mio personale parere, ha dato luogo a infondate espressioni di relativa soddisfazione da parte dei membri del Coordinamento Unifi (vedi allegato Comunicato del 4 Gennaio). Ribadisco il mio convincimento: piuttosto che effettuare continui rinvii, ritengo che sarebbe stato più serio chiedere la sospensione della VQR stessa almeno fino a quando le principali tematiche non fossero state definitivamente risolte in modo che gli “addetti alla ricerca” avessero la possibilità di operare consapevolmente e non in base a criteri fluttuanti.




La protesta che i Rettori non vogliono vedere

Il titolo dell’articolo è esplicativo, salvo che non sono solo i Rettori che non vogliono vedere, ma anche altri…..